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Il corso di quest’anno affronta la nuova «questione cattolica», dopo quelle dell’Ottocento e del Novecento: «La terza questione. La Chiesa, i cattolici, l’Italia».
La prima «questione cattolica», quella dell’Ottocento, coincise con il tema del rapporto stato/Chiesa e aveva come oggetto quello della ridefinizione dei poteri dentro l’ordinamento dello stato che era stato sino a quel momento comune. La questione di allora si poneva come tentativo di soluzione del processo di separazione di massa dei cattolici dallo stato. Come sappiamo quel processo fu lungo e faticoso, con tentativi avanzati, come quello sturziano, che naufragarono, fino al Concordato del 1929.
Nel frattempo era già partita una seconda «questione cattolica», che corrispondeva a quella che potremmo chiamare la «questione laicale», cioè al significato e alla modalità della presenza dei laici cattolici dentro la Chiesa e dentro al regime divenuto democratico. Dopo la fine del Partito popolare di Sturzo, il tentativo degasperiano con la DC diede una risposta con una nuova forma partito, mentre l’associazionismo cattolico garantiva una presenza capillare e costante nella società. Quella risposta resse a lungo.
La dissoluzione della DC, segnando il venir meno della relazione tra Chiesa, «mondo cattolico» e partito, disarticolava la stessa funzione civile ed ecclesiale del laicato cattolico organizzato, diminuendone, da un lato, il peso e l’incidenza politica e, dall’altro, il peso e il ruolo ecclesiale.
Entrati da trent’anni in un nuovo orizzonte sociale e politico, dobbiamo chiederci: che ne è e come può essere la presenza dei cattolici nel nostro paese dopo la fine del cattolicesimo politico? Che ne è e come potrebbe essere la presenza della Chiesa in un paese secolarizzato, multietnico, plurireligioso? In un paese al centro della dimensione geopolitica euro-mediterranea?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo esaminare quelle che furono le fasi storiche precedenti e provare a leggere la situazione culturale e sociale attuale.